Le pinces: tutto quello che serve sapere a riguardo (titolo umile)

Mi sono resa conto, durante i miei corsi, che la parola “pince” (assieme all’altrettanto misteriosa “paramontura”) ottiene sempre reazioni disorientate, preoccupate e spesso fin allarmate. In realtà la pince, perlomeno vista dal lato della confezione, non è nulla di complicato. Dal lato della modellistica invece va un poco studiata per imparare a calcolare le misure e la posizione ma si può fare. Per cominciare pince (che si pronuncia péns con vari gradi di apertura della E e di sibilo della S in base alla cadenza regionale) è una parola francese che significa “pinza” e in qualche rivista di cartamodelli vetusta vi potrebbe anche capitare di trovare la “pinza seno” che non è una roba sadomaso ma una roba di sartoria estremamente meno hot. Le ho trovate indicate anche come riprese, che rende l’idea di ridurre in qualche modo una ampiezza e addirittura come cugni, che fa un po’ falegnameria ma effettivamente la forma è quella. In inglese si chiamano darts, frecce. Adesso non pensiate che ve la voglia tradurre in tutte le lingua indoeuropee ma ho pensato che, se usate i cartamodelli Lekala come vi suggerisco praticamente in ogni post, le trovate indicate in questo modo nelle istruzioni e almeno sapete di che cosa stanno parlando.

Le pinces: tutto quello che serve sapere a riguardo (titolo umile)

Ma a cosa servono le pence?

La questione nasce dal fatto che il corpo umano ha purtroppo una forma irregolare, cilindrica, conica in alcune zone, tondeggiante in altre tale per cui per essere ricoperto adeguatamente bisogna inventarsi tutta una serie di tagli e chiusure per aggiungere stoffa dove tira ed eliminarne dove sovrabbonda. Sarebbe molto più semplice se fossimo bidimensionali  come le sagome di Propaganda e potessimo usare i vestiti piatti con le linguette come le bamboline di carta. 

La questione delle pince è quindi essenzialmente geometrica. Per costruire un cubo di cartoncino, per esempio, dovete disegnare le “facce” prevedendo tra di loro uno spazio che poi andrà chiuso per creare la tridimensionalità. Il principio della pince è esattamente questo (cambia solo l’angolo perchè generalmente non si osservano tette di di 90 gradi).

Le pince in sartoria

Le pinces in sartoria sono essenzialmente di due tipi: le pinces che servono per ridurre un’ampiezza: tipicamente quelle in vita, per scalare dall’ampiezza dei fianchi o del torace alla circonferenza, generalmente più stretta, del punto vita; e le pinces che servono propriamente per modellare una rotondità come per esempio il seno ma anche la lieve gobbetta sulla spalla (specie in giacche e cappotti per il fatto che sono in tessuto rigido e non cedendo alla forma del corpo potrebbe creare delle pieghe).

Come è fatta una pence?

Trattasi essenzialmente di un triangolo. Il vertice rappresenta il punto dove la ripresa inizia, in questo punto il vestito è “largo” (il fianco o il torace, la punta del seno). La base di questo triangolo poggia sulla linea che deve essere “ristretta (il punto vita, il margine di cucitura del corpetto in corrispondenza del seno. La misura della base corrisponde alla stoffa che deve sparire. Facciamo degli esempi.

La gonna a tubo è essenzialmente un rettangolo  largo quanto la circonferenza dei fianchi. per adattare la gonna alla figura e non perderla per strada occorre restringerla in vita (e mettici un elastico, direte voi, ma qui ci vogliamo male e prima ci mettiamo le pince per stringerla e poi la cerniera per aprirla). Allora si prende la misura della circonferenza dei fianchi e si sottrae quella della circonferenza della vita. La differenza la si toglie nel cartamodello, un po’ dal fianco e un po’ da una o due pince tra il centro e il fianco, un po’ dal centro dietro. Quante pince e quanto grandi dipende da quanto è la differenza: se è molta, meglio due pences piccole che una enorme, se è poca basta una, se avete molta pancia e i fianchi stretti magari non serve proprio. Vi dico questo perché non prendiate i cartamodelli come verbo divino ma sappiate aggiungere o aumentare una pence se avete il fisico di Betti Boo oppure toglierne una se somigliate più a Olivia. Ok?

La pence del seno, che è detta anche “pence base” perché poi non rimane praticamente mai lì dove la si disegna, si costruisce in un modo particolare che peraltro cambia lievemente in base al metodo di costruzione dei cartamodelli. Io non vado nello specifico perchè non sono, come sapete la massima esperta nel settore, ma vi dico giusto due cose utili dal punto di vista pratico.

La pence viene costruita sulla spalla. La punta arriva a pochi cm dalla parte più sporgente del seno. Conoscendo il punto centrale del seno (e lo conoscete se il cartamodello lo avete fatto voi) potete spostare la pence dalla spalla, al fianco, all’incavo della manica o alla scollatura facendo un taglio al posto della pence “nuova” e chiudendo contemporaneamente la “vecchia”. Magari facciamo qualche esempio quando parleremo del cartamodello del busto. Per quello che ci serva qui potete eventualmente considerare di modificare l’altezza della pence se avete il seno più in alto dello standard (e di questo potete bullarvi incessantemente anche coi passanti) oppure se invece lo avete più basso dello standard (e comunque ho idea che questo standard andrebbe un minimo adattato alla forza di gravità, ma son valutazioni mie). Comunque per fare questa semplice modifica basta spostare in verticale il vertice della pence in alto o in basso dei centimetri che vi servono e ricongiungere le linee della pence ai punti precedenti oppure ridisegnarla esattamente parallela. 

Immagine esplicativa di due tecniche per modificare in altezza la pince del seno

La confezione della pence

Personalmente ho collezionato svariate pence asimmetriche, a punta tipo reggiseno di Madonna e sfigate per vari motivi finchè non ho scoperto come vanno cucite. Come tante altre cose sono facili quando si sa come farle. Nel caso delle pence la questione si riassume in segnarle correttamente e cucirle dall’esterno all’interno. Basta.

La questione di riportarle sulla stoffa senza perderci mezza giornata è una di quelle cose che potrebbe causarmi commenti assolutamente inutili di boomer-sartine con molto tempo libero del tenore dei “io faccio 1200 punti molli al secondo e quindi non è vero che è una perdita di tempo”, “in sartoria la precisione è tutto” e altre perle di saggezza simili. Sappiate che li cancello. Il mio metodo consiste nel segnare le linee della pence con delle piccole tacche sul margine di cucitura e il vertice  della pence con un semplice spillo fatto passare attraverso il cartamodello. In questo esempio ho marcato con il gesso la linea di cucitura della pence per motivi didattico didascalici: quando cucio per me non lo faccio mai e vi assicuro che con un minimo di pratica è difficile andare storti in una cucitura di scarsi 10 centimetri. Provate.

Pince segata con tacche alla base e spillo a segnare il vertice

A questo punto basta far combaciare le tacche, sistemare il tessuto in modo che lo spillo rimanga al vertice di questo ipotetico triangolo e poi cucire sempre partendo dalla parte più larga verso la punta cercando di mirare lo spillo puntato sul vertice. Quando arrivate alla punta “uscite” dalla cucitura facendo anche un punto esattamente sul bordo ripiegato della stoffa e poi togliete il lavoro dalla macchina lasciando due code di filo. Non si scuce e se lo fermate con i punti indietro fate un macello, se proprio siete tipi ansiosi fate un nodo.

Fare combaciare le tacche alla base della pince
Pince piegata e spillata pronta per essere cucita
Pince piegata e cucita, vista dall'interno

Attenzione, se la pence è doppia, a forma di rombo, come per esempio sul punto vita di un tubino, la dovete cucire in due tempi dalla parte larga verso un vertice e poi di nuovo verso l’altro lato. 

La stoffa che rimane all’interno della pence va stirata nella direzione indicata dal cartamodello, generalmente quelle verticali verso il centro dell’indumento e quelle orizzontali verso il basso ma ho trovato tutte le eccezioni possibile e quindi attenetevi alle istruzioni del cartamodello. Nei tessuti molto spessi, come per esempio i cappotti, se l’eccesso di stoffa è troppo ingombrante si può anche tagliare via e stirare le cuciture aperte.

Pince cucita e stirata

In questo post enciclopedico c’è tutto il mio sapere sull’argomento pence. Se avete domande o suggerimenti in linea con il mood del blog lo spazio commenti è lì per voi (e non solo per lo spam). E comunque se siete arrivate a leggere fino qui siete delle persone incredibilmente motivate. Respect. 

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15 commenti

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  1. Ottimo articolo! Io sono una grande fan dell’elastico in vita, ma ammetto che cinturino, cerniera e pince fanno tutto un altro effetto! Grazie per le informazioni, molto complete!

  2. Molto interessante grazie. Sei sempre molto diretta e pratica. Ti auguro un buon Natale e un buon anno, ma che sia veramente un buon anno……baci

  3. Grazie davvero, ho scoperto il tuo blog da poco e non riesco a smettere di leggere…
    Ottimi consigli pratici e grande brio descrittivo! Appena dipano la somma di informazioni che ho divorato qui inizierò a pensare a qualcosa che non sia solo accorciare i pantaloni e cucire le tende. Grazie anche delle indicazioni per gli acquisti!

  4. Come riuscire a divertire, qualunque sia l’argomento!
    Letto con piacere!
    Laura, apprendista boomer

  5. Sono tanti anni che non cucio e volevo riprendere. Davvero molto brava. Chiarissima e completa. Complimenti e grazie.

  6. Sei davvero simpatica, riesci a rendere divertente anche l’argomento cucito che riesce a innervosire anche Giobbe almeno per me …Vabbè ma qualcosa devo pur fare soprattutto quei piccoli lavori che sorgono come funghi dopo una bella pioggia .Ora ti chiedo un consiglio ho fatto due pinces sui boxer del marito perchè sono diventati larghi causa dieta (E W ce l’ho fatta ma mi sono esaurita ) .Ora mi trovo questi due triangoli
    che veleggiano uno a dx e un alro a sx del davanti dei boxer .Devono essere inseriti nella piega dove andrà l’ elastico nuovo .come li cucio? a domanda sarà sceissima ma questa so fare ,scusami ! un caro saluto sefania campagnuolo mail mafaldanonsorride@yahoo.it